11 settembre 1973. Il golpe in Cile di Pinochet, appoggiato dagli USA, abbatte il governo eletto dai cittadini tre anni prima: il presidente Salvador Allende muore mentre il palazzo presidenziale de La Moneda viene bombardato. Pinochet diviene capo di una dittatura sanguinaria, fino al 1990.
Henry Kissinger, segretario di Stato USA (il ministero degli Esteri), qualche mese prima delle elezioni democratiche in Cile del 1970, aveva detto: «Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli».
Poi, nel 1974, Kissinger in sostanza disse ad Aldo Moro che se avesse formato un governo col Pci, sarebbero stati guai per l’Italia (leggi un articolo di Paese sera scaricato dall’archivio del Senato).
Chissà se un giorno salteranno fuori documenti: gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo nel sequestro e omicidio di Moro da parte delle Brigate rosse? È stato ipotizzato, finora mai provato.
Quando due anni fa Kissinger è morto, con un secolo di primavere addosso, i mass media generalmente lo hanno ricordato per le sue “abili doti diplomatiche”.
I cileni l’hanno vissuta la sua diplomazia, quell’11 settembre; forse più importante, per l’ipocrisia occidentale e i morti della dittatura di Pinochet, di quell’altro 11 settembre che tutti ricordiamo.