C’È BISOGNO DI PACE, PER L’UCRAINA E IL FUTURO. FOTOGRAFIE DALLA MANIFESTAZIONE DI ROMA

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“Abbiamo bisogno di pace”. Parole semplici e profonde dal cartello di un bambino in piazza San Giovanni a Roma, alla manifestazione del 5 marzo promossa dalla Rete italiana Pace e Disarmo alla quale ho partecipato.

Come si è detto dal palco, pace significa una società giusta e solidale, con un’economia sostenibile e disarmata: la pace è il fondamento per una società che possa garantire un futuro buono per tutti, per l’umanità e per la Terra.

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DA UN NAUFRAGIO ALLA PENA DI MORTE. IN CLASSE

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«Ragazzi, lo sapete che cosa successe esattamente dieci anni fa?». Stamane, all’ingresso in aula, ho posto questa domanda ai bambini, dopo avere ascoltato al risveglio, come al solito, la rassegna stampa di Rai Radio 3 Prima pagina: non mi aspettavo che qualcuno alzasse la mano, in quella pluriclasse. E invece l’ha fatto una ragazzina di quinta: «C’è stato un naufragio e sono morte delle persone».

Lezione fondamentale numero uno (per tutti gli adulti): non pensare che i bambini siano degli incompetenti. Come siamo immersi noi in un mondo di fatti, emozioni e notizie, lo sono anche loro: ascoltano e vedono ciò che accade intorno a loro, ragionano e – se ne viene data loro la possibilità – si esprimono. Hanno idee. E se li ascoltassimo, riusciremmo a cambiare il mondo.

Le Indicazioni nazionali (la carta che dovrebbe essere sacra per gli insegnanti!) affermano a pagina 12: «Le esperienze personali che i bambini e gli adolescenti hanno degli aspetti a loro prossimi della natura, della cultura, della società e della storia sono una via di accesso importante per la sensibilizzazione ai problemi più generali e per la conoscenza di orizzonti più estesi nello spazio e nel tempo».
Pertanto, meglio porre domande che fornire subito spiegazioni.
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PROTEGGERE IL NOME DELL’INFANZIA

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A Pavia un bambino è stato rapito dal nonno e portato in Israele.
Questa era la notizia, e diffondere il nome del bambino non era necessario. A prevederlo sarebbe la “Carta di Treviso”, una «norma vincolante di autoregolamentazione» sulle informazioni riguardanti i minori, e che i giornalisti dovrebbero rispettare.
Invece già a fine maggio, quando il bambino è rimasto orfano in seguito alla tragedia della funivia del Mottarone, il suo nome è stato detto, scritto e ripetuto, insieme a quello dei genitori. Il nome del bambino è riapparso di nuovo in questi giorni sulle prime notizie della stampa; si è parlato anche delle sue origini etniche e della scuola che avrebbe ricominciato a Pavia con i compagni di classe, se non fosse stato rapito.

Idillio primaverile, Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1896-1901 (fonte: Wikipedia).

La vicenda, da insegnante ed ex giornalista professionista, mi indigna molto e deve indignare tutti coloro i quali credono nella tutela dell’infanzia.
A che cosa serve un codice deontologico, se non viene rispettato? La mancata garanzia d’anonimato inciderà sullo sviluppo del bambino, quando sarà adolescente e poi uomo? Il modo in cui i media trattano il dramma vissuto dal bambino, è un segnale della visione culturale di questo Paese nei confronti dei bambini e dell’educazione? Si lega alla scarsa considerazione sull’infanzia da parte della classe dirigente? Dobbiamo gridare, noi educatori e cittadini, che ai bambini bisogna portare rispetto?

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ATENEI MILANESI, IL CAOS DEGLI ESAMI A SETTEMBRE. SVOLGERLI IN PRESENZA È UN AZZARDO

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Spesso è facile – e giusto – pensare «piove, governo ladro», come i mercanti che entravano nei Comuni con le merci bagnate, dunque più pesanti, e per questo dovevano pagare maggiori dazi.
Tuttavia basta uno sguardo su quanto deciso dalle università milanesi riguardo la presenza o meno agli esami di settembre – l’ultima sessione dell’a.a. 2020/21 – per comprendere che la confusione è forse nella genetica di questo Paese, non solo del governo di turno.

Iniziamo dall’università che frequento io da lavoratore, la Milano-Bicocca: gli esami di settembre sono in presenza, tranne per i residenti fuori Regione o in provincia di Mantova e Sondrio (chissà perché loro sì e quelli come me no: io per arrivare in Bicocca devo prendere due treni o il treno e la metro).
Anche per la Statale, gli esami sono in presenza.

Da buona moderata, la Cattolica invece sta di qua e di là, con esami sia in presenza sia a distanza.
E…rullo di tamburi…gli esami della Bocconi e dello Iulm  si manterranno solo a distanza!

Un’immagine della Bicocca, foto Licenza CC tratta da tinyurl.com/mf3xzeh8

Ora, ma dico io, possibile che una questione che riguarda tutti – tutti, perché gli studenti prendono mezzi e poi giustamente vanno in giro, escono la sera, incontrano amici e parenti… – debba essere affrontata in modo così diverso dalle università?
Svogliamo esami a distanza da un anno e mezzo: siccome la pandemia non è acqua passata e non è ancora chiaro quanto i vaccinati con due dosi (come me) possano essere veicolo di infezione, sarebbe stato insopportabile prorogare di un altro mese gli esami da remoto, per prevenzione? Continua a leggere

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GINO STRADA, UN MAESTRO PER LA SCUOLA

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«Penso alla sua visione. Quella sì che era politica. Visione, capisce questa parola? Coniugata alla parola bellezza trasforma tutto». Renzo Piano, in un’intervista a La Stampa, riesce a spiegare così in breve la grandezza del suo amico Gino Strada, con il quale ha progettato un ospedale a Entebbe, in Uganda. «Lo voglio scandalosamente bello», aveva detto il fondatore di Emergency all’architetto.
La morte di Strada scuote tutte le persone in cui vivono i valori per i quali egli ha lottato per decenni, da chirurgo e pacifista.
A leggere le parole di Piano, io mi sono commosso come maestro elementare. Perché visione e bellezza sono due parole fondamentali per l’educazione, per una costruzione giusta del futuro dei bambini. La figura di Strada, allora, ha molto da insegnare a noi maestri. [dalla Home cliccare sotto la foto per proseguire la lettura]

Renzo Piano e Gino Strada all’inaugurazione dei lavori per l’ospedale in Uganda. Foto tratta da Lifegate (tinyurl.com/pmtbaptb) © Emergency

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DIFENDIAMO IL DIRITTO ALLA SALUTE. UN’ESPERIENZA TRA LE BARACCHE NELL’INDIA DEL NORD

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La morte del fondatore di Emergency Gino Strada e le parole di sua figlia Cecilia – «Mio padre mi ha insegnato che proteggere i diritti degli altri significa difendere anche i propri» – mi hanno fatto ripensare a un giorno in cui ho potuto comprendere appieno, per negazione, che cosa sia il diritto alla salute.

Nell’estate del 2019 sono stato un mese nel nord dell’India, nello stato dell’Himachal Pradesh, per un progetto di tirocinio approvatomi dall’università Milano-Bicocca tramite il bando ExtraUe: avrei lavorato nelle scuole primarie dei villaggi sui primi monti himalayani tramite l’associazione locale Ruchi, dove ero già stato l’anno precedente per un campo di volontariato internazionale, sempre nelle scuole. [dalla Home cliccare sotto la foto per proseguire la lettura]

Attività di disegno in una scuola dei villaggi di montagna (foto D.F.)

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GINO STRADA, LA FAVOLA PER ELIMINARE LA GUERRA

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È morto Gino Strada, fondatore di Emergency. È morto un pacifista. Anzi, un utopista, come lui preferiva definirsi, perché pacifisti «lo sono anche i parlamentari che poi votano per le guerre» (leggi l’intervista).
Dal Corriere ho ascoltato un su intervento a Piazza pulita nel quale affermava che «passare il tempo a costruire arsenali anziché diffondere libri è deleterio, forse letale, per la nostra specie». Quante volte lo penso, da maestro elementare. Quanto è importante che lo dicano persone influenti come Strada.

Che avesse scritto una favola pacifista insieme a sua figlia Cecilia, però, non lo sapevo. L’ho scoperto cercando una sua foto in Creative commons (presa da qui). La favola, con la storia di Mago Linguaggio, spiega ai bambini il significato di parole come diritti, uguaglianza, privilegi. È una favola contro la guerra. La leggerò al più presto al rientro a scuola insieme ai bambini, e dentro il mio cuore ringrazierò ancora Gino Strada per ciò che ha fatto nel suo passaggio sul pianeta Terra. (di seguito il testo della favola) Continua a leggere

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LO SPARO A YOUNS E L’EMARGINAZIONE DIMENTICATA

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Il 3o luglio il sito di informazione Comune-info ha ripreso un mio reportage da Voghera sul caso dell’uccisione di Youns El Boussettaoui da parte dell’assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici, avvenuto il 20 luglio; il reportage era stato pubblicato dal quotidiano il Manifesto, con richiamo in prima pagina, mentre il 25 luglio il Manifesto ha dedicato la copertina alla manifestazione a Voghera delle comunità immigrate, con mia foto e articolo («Giustizia per Youns», la rabbia degli italiani stranieri a Voghera).

Il caso di Voghera è esemplare del cambiamento della società italiana e della deriva nel sistema dell’assistenza.
“L’assessore con la pistola in tasca – come ha scritto Comune-info introducendo il mio reportage – è la punta di un iceberg, fatto di azioni, trasformazioni sociali, scelte politiche rispetto alle quali una parte della società, non solo a Voghera, ha reagito negli ultimi anni con l’indifferenza e la rimozione. C’è, ad esempio, il primo referendum consultivo di una città contro un provvedimento di solidarietà per sinti e senza tetto (era il ’99). C’è il primato di «città del gioco d’azzardo», benedetto dallo Stato, con una slot machine ogni 98 abitanti. C’è la diffusione della criminalità organizzata. C’è la crescita dei lavori precari. C’è un sistema che non è in grado di sostenere chi finisce ai margini“.

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LA SCUOLA E LA MORTE DEL SINDACALISTA ADIL

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File di camion sulle autostrade, astronavi di capannoni e cemento atterrati sulla campagna per smistare merci, furgoni con a bordo gli sguardi sfuggenti e stressati dei corrieri. Chi la paga, la comodità del nostro modo di vivere veloce e usa e getta? Questa situazione c’entra con la scuola? Purtroppo senso critico e livello d’istruzione non coincidono. «Forse dovremmo portare i bambini in un campo di grano adiacente un’autostrada – scrive Daniele Ferro, insegnante – e chiedere loro, con un percorso di ricerca senza destinazione predeterminata, ma da tracciare insieme: “Secondo voi, perché ci sono tutti questi camion?”. LEGGI SU COMUNE-INFO

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FILASTROCCHINA DEL 2021

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Ho letto stamattina queste righe a una classe di terza primaria per la nostra attività della “cassetta della posta”: anch’io mi diverto a inserire messaggi nella cassetta.

FILASTROCCHINA DEL 2021

Recita il proverbio: anno nuovo, vita nuova.
Mah! A me basta vi sia salute, allegria e poca noia!
Del 2021 chissà che ne sarà:
è un impostore chi dice che lui o lei lo sa!
Io vi auguro corse, corsivo, nascondino, ginocchia sbucciate,
letture, divisioni e moltiplicazioni, e in campagna, al mare o in montagna,
lunghe passeggiate condite da grasse risate.
E soprattutto vi auguro liti e paci, abbracci e baci.
E mi raccomando, non dimenticate di progettare gran birichinate!
Oh! Ma che comunque siano simpatiche ed educate!
Ed ora basta, perché questa è soltanto una filastrocchina,
scritta oggi in treno pensando a voi, quando il buio era ancor nella mattina.

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