Il futuro del fiume è alla fonte. Una riflessione, ed un invito a evitare la plastica, a partire da un errore al bar.
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Qualche giorno fa a pranzo sono stato un cretino, perché alla domanda della cameriera ho risposto «acqua» sapendo che mi avrebbe portato una bottiglietta di plastica, avendola già sul tavolo i miei commensali arrivati prima di me.
Al di là del fatto che non bevo mezzo litro d’acqua mangiando un boccone in pausa pranzo, avrei dovuto rispondere «nulla» oppure chiedere «un bicchiere d’acqua del rubinetto», senza vergogna, che non bisognerebbe provare: se c’è qualcuno non consapevole del disastro che stiamo causando alla vita sulla Terra (anche) con la plastica, o che pur consapevole se ne frega, beh la vergogna dovrebbe essere solo la sua.
Sarebbe perfetto allora che quando si mangia insieme ad altri al bar o al ristorante, si chiedesse una brocca d’acqua del rubinetto per tutti. Troppo radicale, abituati da una vita a bere acqua di sorgente (ma tenuta nella plastica magari per settimane in piazzali sotto al sole), con o senza bollicine? Beh allora bisognerebbe pretendere di avere almeno dell’acqua in bottiglia di vetro.
Dalle bottiglie di plastica a qualsiasi altro imballaggio dei nostri acquisti (solo per fare un esempio) individualmente possiamo fare molto, perché sono anche le nostre compere a determinare il mercato. Se aspettiamo che il capitalismo rinunci da solo alla plastica, il mondo è già morto.
Ad ogni nostro acquisto dovremmo pensare che stiamo lasciando un segno sulla Terra, non per vivere con l’angoscia, ma per vivere con amore verso il futuro che non è nostro.
Andiamo ai mercati – meglio se a quelli dei contadini, per avere prodotti locali – portandoci le borse e sacchetti di carta conservati dagli acquisti precedenti, e già per frutta, verdura, formaggi e carne (per chi la mangia) si elimina un sacco di plastica.
Se siete ancora tra quelli che, per dirne una, ad ogni fine del detersivo comprano non solo il detersivo ma anche il contenitore in plastica…insomma, fermatevi a riflettere.
Fermiamoci a riflettere soprattutto noi adulti che lavoriamo con i bambini, e tutti quanti i genitori. Siamo consapevoli o no che i bambini di oggi non avranno lo stesso mondo nostro?
E al di là del clima e della tutela ambientale, siamo consapevoli dei danni alla salute causati dal nostro stile di vita?
Basterebbe la copertina di FQ Millennium dello scorso marzo per darci una svegliata…
È stato proprio un articolo del Fatto Quotidiano (Troppa plastica nel piatto) a spingermi a scrivere, ricordandomi la bottiglietta di plastica comprata l’altro giorno al bar.
La consapevolezza ci spinge, almeno, a migliorarci. Tutti viviamo nelle contraddizioni. Io ho una Vespa, con motore a due tempi euro 2, alla quale non riesco a rinunciare: devo allora radicalizzarmi di verde in altri comportamenti!
Chi ama il futuro rappresentato dalla vita di oggi dei bambini, impari un motto che ho ascoltato da Erri De Luca in un’intervista su RaiNews, dopo avere scritto queste righe (che coincidenza): il futuro del fiume è alla fonte.