FIANCULLESCA EPIFANIA NOTTURNA

                                                   FANCIULLESCA EPIFANIA NOTTURNA

Quand’ero fiore di futuro 
la sera della Befana
se non mi salvava un ponteera il mio cuore un po’ disperato
sospirante malinconico afflato:
arrivederci libertà,
si torna in classe
chissà quando Pasqua arriverà.

Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni, senza slanci, beh sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio. Una specie di cinghiale laureato in matematica pura“.
Fabrizio De André
(fonte: servizio del Tg3 del 10.1.2019, a 20 anni dalla scomparsa del cantautore. La fonte dell’opera d’arte qui sotto, invece, è una bambina che frequentava una scuola dell’infanzia dove ho lavorato: Aurora mi ha regalato il disegno, ed io in questo modo spero di farne buon uso rendendolo pubblico, oltre ad averlo appeso in casa nella mia personale galleria d’arte composta da diverse opere di bambini italiani e indiani).

                                      FANCIULLESCA EPIFANIA NOTTURNA

Quand’ero fiore di futuro
la sera della Befana
se non mi salvava un ponte
era il mio cuore un po’ disperato
sospirante malinconico afflato:
arrivederci libertà,
si torna in classe
chissà quando Pasqua arriverà.

Adesso con la barba
e di capelli un milionmiliardo in meno
d’andare a scuola aspetto:
domattina nella Punto col berretto
scalpitando a mo’ di treno
correrò in tangenziale
non sappia la municipale.

Eppure a pensarci
un poco anche tremo:
a volte i bambini fan spavento
con quella loro grandezza
di gioia irresistibile
che scoppietta dal ditone, sale
e schizza su ben oltre il mento.

Provo inoltre un tanto di vergogna
a già sapere che domani
rincaserò più saggio
con il dubbio pronto per la gogna:
dai bambini avrò imparato
ma io, qualcosa avrò trasmesso?
Meno male non sanno d’insegnare
ci sarebbe persino da pagare.

Mi capovolgo nei lenzuoli come un fesso
l’orologio avanza nella notte
e me li sento dire tra sei ore:
«Maestro nuovo, che faccia pesta!
Ieri sera hai fatto festa?».

«Macché, a cena
uova e insalatino
mès bicèr di vino
poi sono andato a letto
quasi presto.
Ma ero troppo felice,
a dormire con l’allegria che fa novanta
non riuscivo
ché da quando v’ho incontrato
sì tanto il mio cuor canta
e tum-tum batte
più vivo.
Insomma colpa vostra birbantelli
bianchi neri biondi bruni
tutti belli».

Gran cosa la maturità
se rimescola il fanciullo passato
trasformando un malinconico afflato
in profumo senza valuta
di libertà
che la scuola, o forse una maestra sola,
ad assaporare t’ha insegnato.

Domenica 6 gennaio, 2019

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