SCIOPERO PERCHÉ SI INVESTA SUL FUTURO

Oggi sciopero contro i tagli alla scuola e l’autoritarismo del governo, ma soprattutto per chiedere una scuola degna di un Paese civile, nella quale i bambini possano davvero beneficiare di quanto stabilito nelle Indicazioni Nazionali.

Il governo Draghi ha introdotto importanti cambiamenti riguardo alla formazione e al reclutamento del personale, ed ha tagliato 9.600 posti di insegnamento (dal 2026 al 2031).
Come ha assunto tali decisioni, il governo? Con il decreto legge 36/22 del 30 aprile scorso (“Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”): su un tema fondamentale per il Paese, qual è la scuola, il ministro Patrizio Bianchi non ha ritenuto di doversi confrontare con le rappresentanze dei lavoratori, degli studenti e delle famiglie.

Ma se la questione del “metodo”, pur indegna, è ciò che forse stupisce meno (perché ormai da anni si governa con i decreti legge), da insegnante considero inaccettabile che si taglino posti per finanziare un sistema di formazione obbligatoria a premio finale, in cui solo una minoranza degli insegnanti riceverà una retribuzione, in base a una valutazione. Come se la formazione fosse una questione di competizione e denaro, e non un pilastro del lavoro dell’insegnante, che in quanto tale deve essere riconosciuto a tutti.

Solo chi lavora a scuola, e chi ha figli scolari, sa che cosa significhi il precariato degli insegnanti. Nonostante la pedagogia rilevi da secoli l’importanza della relazione ai fini dell’apprendimento e del buon vivere, i bambini e i ragazzi continuano a subire la girandola degli insegnanti.
Solo noi maestri sappiamo che cosa ci passi per la testa e per il cuore, quando un bambino chiede: «Ma ci sarai ancora l’anno prossimo?».

Eppure, tagli tagli tagli, sempre tagli negli ultimi anni. Addirittura nel Def (un documento di progammazione economico-finanziaria), si prevede di abbassare per il prossimo triennio la spesa per l’istruzione, mentre si aumentano le spese militari.

In Italia, migliaia di bambini e ragazzi vengono in sostanza ancora “chiusi fuori da scuola”, come nel dipinto di Emilio Longoni del 1878 (nella foto, un particolare): vanno a scuola i nostri ragazzi, sì, ma senza che siano offerte loro tutte le risorse umane e materiali per crescere con serenità e passione, almeno in classe. Non c’è da stupirsi che alle superiori vi siano tassi elevati di abbandono scolastico e che siamo agli ultimi posti per numero di laureati in Europa.

Ecco perché oggi sciopero: chiedo che si investa sul futuro, e vorrei che per cambiare la scuola fossero prese in considerazione le proposte del Movimento di Cooperazione Educativa.

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