Passeggiando, qualche sera fa, sono rimasto colpito da una scritta sull’asfalto, davanti l’ingresso di uno dei giganti palazzi che al Quadraro custodiscono decine di migliaia di vite sconosciute.
Si nascondono amori, tra gli appartamenti accatastati gli uni sugli altri. Ma può persona essere cosa, e l’amore espressione di possesso?
Parole sussurrate a un immaginario interlocutore.
Pensavo ovvio fossi un ragazzo, ma la grafia e tutti quei cuoricini
mi suggeriscon’ora che forse sei ragazza
oppure omosessuale o lesbica, e quest’epifania d’amore parrebbe più intrigante nello /stereotipo della diversità
Così non è e non interessa: la scritta è il messaggio
Spero però sia tu adolescente, per avere il tempo di capire prima ti serva saperlo
che il romanticismo muore nel patetico, quand’è materialista
E non mi riferisco ai tuoi condòmini puzzosi sott’il naso
che borbotteranno in petto per una frase sporcante lor ingresso
Nemmeno agl’ecologisti con le farfalle in testa che la vernice annuseranno
per verificar la chimica d’un inquinante amor
Le parole, mio dolce adolescente, le parole!
Vita non è cosa
Le forme in cui scorre liquido d’esistenza
l’acqua che muove un torrente
la linfa che inumidisce gli alberi
l’aria che condensando si fa nuvola e pioggia
il tuo sangue che ribolle al sol’immaginare il suo sorriso
sono vita, non cosa
Nell’antropocentrismo nostro
c’è altro più vita di persona?
Potresti poi riflettere, mio dolce adolescente,
sulla volontà di possesso che spesso spossessa
il desiderio nostro ancestrale:
la libertà
Nostri son soltanto i sentimenti
la persona che ami mai sarà tua
ma solo sua
e del cielo, della terra, del calore, della polvere
del vento che un giorno la sparpaglierà
dell’amore da cui nacque
dell’amore con cui vita restituirà
dell’amore ora tuo e che un giorno, non sia mai
potrà non esser più
Sussurraglielo soffiando parole intorno a petali di rose
ridendo sull’imprevedibile passione:
tuo folle è l’amore
d’un pensiero che al risveglio
è gioia che solletica gli occhi
d’una scritta sotto casa
graffiata con l’ardore dell’ingenuo