In un quartiere popolare di Roma, all’alba i nazisti portarono via dalle case oltre 2mila uomini: circa 500 di loro morirono nei campi di concentramento
“Non posso dimenticare che 70 anni fa fummo caricati sui camion come i peggiori delinquenti, mentre sentivamo le urla di donne e bambini. I ricordi sono ancora tutti vivi nella mia memoria”. Il partigiano Sisto Quaranta, il 17 aprile del 1944, insieme ad oltre 2mila uomini tra i 16 e i 65 anni (l’intera comunità maschile del quartiere Quadraro di Roma) subì il rastrellamento ordinato alle Ss tedesche e alla polizia fascista dal colonnello Herbert Kappler, che alle 5 di mattina fece scattare l’ “operazione balena”.
Secondo Sisto Quaranta, furono 947 gli uomini che – dopo una selezione effettuata a Cinecittà – finirono per due mesi nel campo di concentramento di Fossoli, e poi in quelli in Germania a lavorare nelle fabbriche. Solo la metà di loro avrebbe fatto ritorno a casa.
Ufficialmente il rastrellamento fu una rappresaglia seguita all’uccisione di tre nazisti nel quartiere, avvenuta qualche giorno prima, e dell’attentato di via Rasella del 23 marzo, ma in realtà fu un’azione finalizzata – inutilmente – a debellare il sostegno che il popolo del quartiere garantiva alla lotta partigiana.
Friedrich Eitel Moellhausen, console tedesco a Roma, disse che “il comando della città era dell’opinione, più volte manifestata, che quando qualcuno non riusciva a trovare rifugio o accoglienza nei conventi o al Vaticano, s’infilava al Quadraro, dove spariva. Volevano finirla una buona volta con quel nido di vespe” (da La Storia siamo noi).
70 anni fa il Quadraro era l’estrema periferia a sud est di Roma: una borgata più campagna che città, situata in un punto strategico dove i partigiani, con la complicità degli abitanti del quartiere, spargevano chiodi sulle strade e facevano saltare i binari per fare mancare i rifornimenti dei nazisti ad Anzio.
Domenica scorsa, nel parco “XVII Aprile 1944” in piazza dei Tribuni, una piccola manifestazione ha ricordato la “rappresaglia sproporzionata e disumana”, così definita dalla vice presidente del Senato Valeria Fedeli, che insieme al senatore Luigi Manconi rappresentava le istituzioni nella commemorazione organizzata dal gruppo ciclistico del Quadraro “Claudio Villa”.
Al quartiere, nel 2004, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito la Medaglia d’oro al merito civile. “Centro dei più attivi e organizzati dell’antifascismo – si legge nelle motivazioni – il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste“.
Nonostante il riconoscimento istituzionale, la tragedia del “nido di vespe” non è entrata ancora a far parte della nostra memoria collettiva, come accade per altri misfatti di guerra avvenuti a Roma (il rastrellamento del ghetto ebraico e la strage delle Fosse Ardeatine).
“Se la rappresaglia nazista fosse stata a Trastevere o al Parioli – ha detto domenica scorsa il partigiano Quaranta – di questa tragedia se ne sarebbe parlato molto di più. Qui al Quadraro c’erano tanti campi, ma io in tutti questi anni non ho visto crescere nessun papavero”.
Una risposta a Quadraro, 70 anni fa le Ss rastrellavano il “nido di vespe”