Il cambiamento è nella voce dell’infanzia. Prima pagina, Radio 3

Il mondo cambierà soltanto quando darà ascolto e voce concreta ai bambini e ai ragazzi. È questo il messaggio di una mia lettera alla redazione della trasmissione Prima pagina di Radio 3, letta in parte all’inizio del filo diretto con gli ascoltatori, condotto da Chiara Cruciati de il Manifesto.

La trasmissione del 27 agosto 2025 si può ASCOLTARE IN PODCAST.

Ringrazio la redazione di Prima pagina, non tanto per avermi dato voce quanto per il loro lavoro quotidiano: per molti italiani è una trasmissione fondamentale.

E a questo punto pubblico di seguito il testo della lettera.
«Sono un maestro di primaria ed ex giornalista. Stamane [ieri] il collega Salvatore ha espresso quanto certamente molti di noi insegnanti provano e si chiedono. Questo da una parte conforta, dall’altra spinge a porsi altri interrogativi.

Idillio primaverile, Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1896-1901 (da Wikimedia Commons)

Da molto tempo, insieme al domandarmi dove stiamo andando e come affrontarlo con i bambini (così attenti, capaci e sensibili sui temi più profondi della vita e dell’attualità), io mi chiedo se entrare in classe non significhi vivere in un altro mondo, una realtà parallela, magari felice se gli insegnanti ne sono capaci, ma un mondo che a volte mi pare illusorio. E di conseguenza ingiusto nei confronti degli allievi.

Nei luoghi educativi noi possiamo provare a fare il meglio coi nostri bambini e ragazzi, dipingendo cioè insieme a loro l’idea di un mondo nuovo in cui valgano i valori della Costituzione e di tutte le Convenzioni umane.
Però ho il “terrore” che un bambino possa chiedermi, un giorno o l’altro: «Ma che senso ha fare questo, se il mondo là fuori gira al contrario?».

E io sì potrei rispondergli riassumendo il mio credo pedagogico, che «l’educazione è l’arma più forte per cambiare il mondo», ma questa risposta non convince più neanche me stesso, perché l’educazione può cambiare il mondo se ha il potere di farlo. E noi il potere non l’abbiamo, e manco lo vogliamo se è questo potere che governa il mondo.
Noi insegnanti entriamo a scuola contenti, in un mondo parallelo, un’isola felice – perché i bambini questo insegnano anzitutto con la loro allegria: ad essere felici ed ammirati dalla vita – e quando usciamo da scuola risaliamo sulla barca scossa dal mare sempre più in tempesta del mondo.
E ascoltiamo la sirena suonare: «Questo è lo stesso mare che sarà per tutti i bambini e i ragazzi che a scuola costruiscono l’idea di un altro mondo! E anche loro soffriranno, si indigneranno, ma non potranno fare nulla!».

Ho un pensiero che mi sostiene: il mondo si potrà cambiare se al cambiamento si darà voce e capacità decisionale.
I bambini e i ragazzi – che sono, per così dire, il cambiamento per natura – dovranno poter dire e poter fare prima di diventare adulti, e fuori da scuola. Altrimenti quanto facciamo è un dialogo chiuso tra allievi e insegnanti, e quando loro diventeranno adulti, si ritroveranno con il nostro stesso senso di impotenza e sbigottimento.

La saggezza dei bambini e dei ragazzi che noi insegnanti ascoltiamo a scuola, dovrebbe poter arrivare a tutto il mondo adulto: la voce dell’infanzia illumina, e solo essa potrà cambiare questa umanità delirante, se cambiamento potrà esserci.
E allora mi sto convincendo che il mondo inizierà a cambiare quando la società darà autenticamente ascolto e parola pubblica ai bambini e ai ragazzi, cominciando dai mezzi di comunicazione, con giornali e trasmissioni realizzati da bambini, ragazzi e adulti insieme.
Visto che il futuro è dei bambini e dei ragazzi, una vera democrazia dovrebbe permettere loro di dire e decidere sulla propria vita futura».

 

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