“Lo schermo parlante”, un progetto di Media education

Spesso ascolto con stizza il suono del messaggio su WhatsApp, accorgendomi della distrazione che mi provoca. Osservo con sconforto il genitore che ignora il figlio per immergersi nello schermo dello smartphone. Mi chiedo se i nativi digitali abbiano – per così dire -un funzionamento del cervello diverso dal mio, immigrato digitale.

Ho così concluso che la Media education, l’educazione alla comprensione e all’utilizzo dei mezzi della comunicazione, dovrebbe essere tra i pilastri della pedagogia contemporanea.

Per questo motivo ho scritto “Lo schermo parlante. Rischi e vantaggi della vita digitale”. È un progetto di Media education per gli studenti delle scuole superiori, basato su attività di Educazione non formale (grazie alla mia esperienza nell’ambito dell’Erasmus+). Il progetto ha l’obiettivo di produrre nei ragazzi un cambiamento nei modi di pensare sé e gli altri e di comportarsi nell’ambito dei social media. Tale cambiamento produrrebbe a sua volta effetti nella vita in classe dei ragazzi, attraverso la promozione di riflessioni e pratiche che migliorino il rendimento scolastico e la socialità tra gli studenti.

Le premesse pedagogiche del progetto sono due. Da una parte, la preoccupazione causata dall’uso improprio dei social media: basti pensare che il 98% degli adolescenti ha uno smartphone ed usa WhatsApp, il 32% dei ragazzi soffre di nomofobia (ansia che il telefono si scarichi), il 56% utilizza Internet per studiare e il 44% per giocare online (fonte: Osservatorio Nazionale Adolescenza). Il 12% dei ragazzi ha invece dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo (fonte: Telefono Azzurro e Doxa Kids).

La seconda premessa pedagogica è importante tanto quanto la prima, ne rappresenta l’altra faccia della medaglia: i social media sono una potenziale risorsa educativa. Per spiegarlo mi affido alle parole dello psicologo Matteo Lancini: “Le nuove generazioni comunicano e socializzano all’interno di un nuovo ecosistema mediale, «vivono» nei media digitali. […] La tecnologia digitale è il loro naturale contesto di formazione, non solo di divertimento. È cambiato il modo in cui le nuove generazioni apprendono, e queste trasformazioni hanno portato alla nascita di quella che è stata definita la nuova «cultura partecipativa» […] caratterizzata dalla condivisione e dalla collaborazione” (da “Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita dei nativi digitali”, Erickson, 2015).

Ecco allora che nei quattro incontri a scuola che ho progettato, l’ultimo dei quali dedicato alle famiglie, il mondo digitale non è solo cyberbullismo, vamping notturno, distrazione, perdita della realtà. Internet e gli schermi possono anche essere un’occasione per conoscere e migliorare.

Gli incontri de “Lo schermo parlante” si intitolano “Il mio posto nel mondo digitale”, “Usi buoni o cattivi del mondo digitale: diamoci le regole”, “Per qualche like in più: pubblicità, uso del corpo, questione di genere e impatto ambientale della tecnologia”, “Confronto sull’adolescenza digitale”.

Per maggiori informazioni: info@danieleferro.it

 

 

 

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