«La disinvoltura con cui molte critiche sfociano nell’insulto è vizio piuttosto diffuso, che desta ancor più preoccupazione se praticato da gente di scuola, da cui sarebbe legittimo attendersi un contributo a mantenere ogni discussione su toni di confronto civile, o anche solo di buona educazione».
Queste le parole sacrosante scritte da Ivana Barbacci, segretaria della Cisl Scuola. Peccato che la stessa Barbacci, poche righe prima, abbia apostrofato come «demente» chi su Facebook l’ha accusata di essere una “venduta” per avere firmato il rinnovo contrattuale 2022-24 del settore scuola che certifica un aumento dello stipendio del 6% a fronte di un’inflazione sul triennio del 17%.
Da insegnante mi desta molta preoccupazione questo atteggiamento della segretaria della Cisl Scuola. Sembra una di quelle maestre che implicitamente trasmettono il messaggio: «Fate quel che dico, ma non fate quel che faccio».
Certo, sentirsi dare della venduta deve essere molto fastidioso, ma se sei a capo di un’importante organizzazione sociale devi avere la scorza per non farti scalfire dalle forti critiche; e invece Barbacci risponde a una critica con un insulto, visto che «demente» – come spiega il vocabolario Treccani – è usato anche «come titolo d’ingiuria».
Di insulto Barbacci ne ha usato pure un altro («imbecilli»), ma almeno qui ha avuto la furbizia di schermarsi rievocando parole di Umberto Eco (la cui statura intellettuale lo legittimava all’uso di un termine non proprio elegante).
Dalla segretaria della Cisl Scuola sarebbe legittimo attendersi un contributo a mantenere ogni discussione su toni di confronto civile, o anche solo di buona educazione.
Altrimenti va a finire che a un lavoratore della scuola (che già, oltre a tutti i problemi professionali a livello di sistema, vede il proprio stipendio mangiato dall’inflazione) viene un dubbio: ma non è che questi sindacalisti, visto che parlano male, allora ragionano anche male e non sanno fare i sindacalisti?
Chissà, forse è anche a causa loro che nel rinnovo contrattuale l’inflazione ci mangia l’11% di potere d’acquisto. Tutto legittimato da chi ha firmato. E da chi paga l’iscrizione a sindacati che così tutelano il nostro lavoro.
Vorrei proprio sapere se gli iscritti di Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda-Unams, Snals-Confsal e Anief (solo la Flc Cgil non ha firmato il rinnovo del contratto) sono contenti di avere il proprio stipendio eroso dall’inflazione, oltre al fatto che il sistema scolastico prosegue da decenni un declino causato dalla mancanza di investimenti adeguati: che gli allievi, le loro famiglie, le lavoratrici e i lavoratori della scuola si arrangino, e con essi il futuro del nostro Paese.
Ci sarebbe un’azione molto semplice dalla quale partire per cambiare il sistema: ritirare la propria iscrizione dai sindacati che evidentemente – data la situazione in cui ci troviamo – non tutelano il settore della scuola e il suo personale.
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