La neve e la bellezza. Il sangue e l’orrore. Parigi e Baqa. Fermiamoci a riflettere

Quando nevica forte là dove è raro nevichi e il manto di candore offerto dalla natura diventa nella nostra vita quotidiana un ostacolo da affrontare con stizza, perché bisogna fare le solite cose della vita quotidiana mentre i tg parlando di “emergenza” e “disagi” spacciandoli come notizia, penso sempre che la nostra società frenetica perda un’occasione per fermarsi, godere invece della bellezza che ci avvolge, riflettere sul nostro rapporto di specie umana con la natura che ci ha creato e che rimane, pur nel progresso, nostra padrona.

Nel mio mondo della fantasia, quando nevica dovrebbe essere festa (lavori essenziali a parte), perché se qualcosa rompe la normalità, non si dovrebbe avere la presunzione di comportarsi come se nulla fosse accaduto.

Stanotte ho voluto fParigi neve e sangueermarmi, cercare di capire meglio cosa è successo in questi giorni dalla strage del 7 gennaio nella redazione del settimanale di satira Charlie Hebdo, e soprattutto come stiamo interpretando i fatti. Ho letto la lettera di Oriana Fallaci al Corriere della Sera, poco dopo gli attentati dell’11 settembre, e la replica di Tiziano Terzani. E poi altro fino ad arrivare alla foto della redazione del Charlie insanguinata.

Sarà perché non l’ho vista ripetuta come le immagini dell’uccisione del poliziotto sul marciapiede, nei tg-show della diretta, ma quella foto col sangue in terra mi ha colpito di più.

Siamo nell’emozione e nell’interpretazione arrischiata dell’immediato. I più, me compreso, di Islam non sanno pressoché nulla; eppure molti si permettono – contro la propria stessa intelligenza – di gettare giudizi ed opinioni con la certezza dell’esperto.

Nella vita quotidiana si ha poco tempo per informarsi – e da diverse fonti per avere un orizzonte ampio – e per di più alcune testate giornalistiche sono strumenti di propaganda xenofoba che influenzano chi in buona fede ad esse si affida.

Per questo nel mondo della realtà vorrei potessimo fermarci; e pensare, discutere senza preconcetti, informarci su ciò che non conosciamo, riflettere sul fatto che noi uomini e donne siamo al pari di piccole fiamme accese nel vento, come scrive Terzani in “Fantasmi” citando un detto cambogiano, se non ricordo male. Le tragedie del mondo – come i lutti privati – dovrebbero farci riflettere sul senso della vita; ci aiuterebbero almeno a capire che l’unica soluzione ai mali che l’umanità causa a se stessa sarebbe, invece, volerci bene l’un l’altro.

Fiammelle erano le 17 persone uccise a Parigi. Fiammelle gli almeno 2.000 morti nei giorni scorsi per mano di Boko Haram a Baqa, città nel nordest della Nigeria. Manifestazioni per i cittadini di Baqa non mi sembra se ne stiano facendo. Io sono Charlie, ma anche nigeriano.

Quel sangue di Parigi è come la neve: ha spezzato la nostra quotidianità. Invece il sangue di Baqa, forse, non ci sconvolge. Un motivo in più per fermarsi e riflettere.

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