SCIOPERO PERCHÉ SI INVESTA SUL FUTURO

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Oggi sciopero contro i tagli alla scuola e l’autoritarismo del governo, ma soprattutto per chiedere una scuola degna di un Paese civile, nella quale i bambini possano davvero beneficiare di quanto stabilito nelle Indicazioni Nazionali.

Il governo Draghi ha introdotto importanti cambiamenti riguardo alla formazione e al reclutamento del personale, ed ha tagliato 9.600 posti di insegnamento (dal 2026 al 2031).
Come ha assunto tali decisioni, il governo? Con il decreto legge 36/22 del 30 aprile scorso (“Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”): su un tema fondamentale per il Paese, qual è la scuola, il ministro Patrizio Bianchi non ha ritenuto di doversi confrontare con le rappresentanze dei lavoratori, degli studenti e delle famiglie.

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LA PLASTICA NEL CICLO DELLA VITA, DAI MARI ALLA PLACENTA: CAMBIAMO ABITUDINI O RIMANIAMO CRETINI?

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Il futuro del fiume è alla fonte. Una riflessione, ed un invito a evitare la plastica, a partire da un errore al bar.
                                                                                  ***
Qualche giorno fa a pranzo sono stato un cretino, perché a
lla domanda della cameriera ho risposto «acqua» sapendo che mi avrebbe portato una bottiglietta di plastica, avendola già sul tavolo i miei commensali arrivati prima di me.
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ACCOGLIERE LA RABBIA DEI GIOVANI

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Aspettavamo almeno qualche domanda” è una ricca inchiesta sulla vita dei ragazzi, feriti dalla pandemia ma con idee e forza per costruire un futuro migliore. “Hanno capito che loro e la scuola non sono una priorità per chi guarda il mondo dall’alto”, si legge nell’introduzione dell’inchiesta, curata da Territori Educativi e Comune-info.

“Accogliere la rabbia dei giovani” è il mio contributo al dossier: una riflessione sull’intervento di due ragazzi dal palco di piazza San Giovanni durante la manifestazione per la pace a Roma, il 5 marzo. 

«Alla vostra pace rispondiamo col conflitto. Guerra alla guerra». Potrebbero essere liquidate come parole di una ragazzina esaltata, ubriaca del microfono aperto sulla folla di piazza San Giovanni. Queste parole pronunciate da Siria, portavoce della Rete degli studenti alla manifestazione per la pace di Roma di sabato 5 marzo, sono invece quelle che più stimolano a pensare. La generazione di Siria ha tanta ragione per gridare con furia: chissà se gli adulti sapranno comprendere quella rabbia e abbracciarla.
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VIVA LA PRIMAVERA!

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Con i bambini a scuola – a partire da chissà quale argomento – stamattina siamo arrivati a parlare di api e fiori, e ho chiesto loro: “Perché i fiori profumano? Per noi è scontato, ma in natura, tutto ha una spiegazione…”.
E mi è venuta in mente una foto che ho scattato il giorno di Pasqua.
Viva viva la primavera!

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C’È BISOGNO DI PACE, PER L’UCRAINA E IL FUTURO. FOTOGRAFIE DALLA MANIFESTAZIONE DI ROMA

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“Abbiamo bisogno di pace”. Parole semplici e profonde dal cartello di un bambino in piazza San Giovanni a Roma, alla manifestazione del 5 marzo promossa dalla Rete italiana Pace e Disarmo alla quale ho partecipato.

Come si è detto dal palco, pace significa una società giusta e solidale, con un’economia sostenibile e disarmata: la pace è il fondamento per una società che possa garantire un futuro buono per tutti, per l’umanità e per la Terra.

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DA UN NAUFRAGIO ALLA PENA DI MORTE. IN CLASSE

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«Ragazzi, lo sapete che cosa successe esattamente dieci anni fa?». Stamane, all’ingresso in aula, ho posto questa domanda ai bambini, dopo avere ascoltato al risveglio, come al solito, la rassegna stampa di Rai Radio 3 Prima pagina: non mi aspettavo che qualcuno alzasse la mano, in quella pluriclasse. E invece l’ha fatto una ragazzina di quinta: «C’è stato un naufragio e sono morte delle persone».

Lezione fondamentale numero uno (per tutti gli adulti): non pensare che i bambini siano degli incompetenti. Come siamo immersi noi in un mondo di fatti, emozioni e notizie, lo sono anche loro: ascoltano e vedono ciò che accade intorno a loro, ragionano e – se ne viene data loro la possibilità – si esprimono. Hanno idee. E se li ascoltassimo, riusciremmo a cambiare il mondo.

Le Indicazioni nazionali (la carta che dovrebbe essere sacra per gli insegnanti!) affermano a pagina 12: «Le esperienze personali che i bambini e gli adolescenti hanno degli aspetti a loro prossimi della natura, della cultura, della società e della storia sono una via di accesso importante per la sensibilizzazione ai problemi più generali e per la conoscenza di orizzonti più estesi nello spazio e nel tempo».
Pertanto, meglio porre domande che fornire subito spiegazioni.
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PROTEGGERE IL NOME DELL’INFANZIA

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A Pavia un bambino è stato rapito dal nonno e portato in Israele.
Questa era la notizia, e diffondere il nome del bambino non era necessario. A prevederlo sarebbe la “Carta di Treviso”, una «norma vincolante di autoregolamentazione» sulle informazioni riguardanti i minori, e che i giornalisti dovrebbero rispettare.
Invece già a fine maggio, quando il bambino è rimasto orfano in seguito alla tragedia della funivia del Mottarone, il suo nome è stato detto, scritto e ripetuto, insieme a quello dei genitori. Il nome del bambino è riapparso di nuovo in questi giorni sulle prime notizie della stampa; si è parlato anche delle sue origini etniche e della scuola che avrebbe ricominciato a Pavia con i compagni di classe, se non fosse stato rapito.

Idillio primaverile, Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1896-1901 (fonte: Wikipedia).

La vicenda, da insegnante ed ex giornalista professionista, mi indigna molto e deve indignare tutti coloro i quali credono nella tutela dell’infanzia.
A che cosa serve un codice deontologico, se non viene rispettato? La mancata garanzia d’anonimato inciderà sullo sviluppo del bambino, quando sarà adolescente e poi uomo? Il modo in cui i media trattano il dramma vissuto dal bambino, è un segnale della visione culturale di questo Paese nei confronti dei bambini e dell’educazione? Si lega alla scarsa considerazione sull’infanzia da parte della classe dirigente? Dobbiamo gridare, noi educatori e cittadini, che ai bambini bisogna portare rispetto?

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ATENEI MILANESI, IL CAOS DEGLI ESAMI A SETTEMBRE. SVOLGERLI IN PRESENZA È UN AZZARDO

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Spesso è facile – e giusto – pensare «piove, governo ladro», come i mercanti che entravano nei Comuni con le merci bagnate, dunque più pesanti, e per questo dovevano pagare maggiori dazi.
Tuttavia basta uno sguardo su quanto deciso dalle università milanesi riguardo la presenza o meno agli esami di settembre – l’ultima sessione dell’a.a. 2020/21 – per comprendere che la confusione è forse nella genetica di questo Paese, non solo del governo di turno.

Iniziamo dall’università che frequento io da lavoratore, la Milano-Bicocca: gli esami di settembre sono in presenza, tranne per i residenti fuori Regione o in provincia di Mantova e Sondrio (chissà perché loro sì e quelli come me no: io per arrivare in Bicocca devo prendere due treni o il treno e la metro).
Anche per la Statale, gli esami sono in presenza.

Da buona moderata, la Cattolica invece sta di qua e di là, con esami sia in presenza sia a distanza.
E…rullo di tamburi…gli esami della Bocconi e dello Iulm  si manterranno solo a distanza!

Un’immagine della Bicocca, foto Licenza CC tratta da tinyurl.com/mf3xzeh8

Ora, ma dico io, possibile che una questione che riguarda tutti – tutti, perché gli studenti prendono mezzi e poi giustamente vanno in giro, escono la sera, incontrano amici e parenti… – debba essere affrontata in modo così diverso dalle università?
Svogliamo esami a distanza da un anno e mezzo: siccome la pandemia non è acqua passata e non è ancora chiaro quanto i vaccinati con due dosi (come me) possano essere veicolo di infezione, sarebbe stato insopportabile prorogare di un altro mese gli esami da remoto, per prevenzione? Continua a leggere

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GINO STRADA, UN MAESTRO PER LA SCUOLA

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«Penso alla sua visione. Quella sì che era politica. Visione, capisce questa parola? Coniugata alla parola bellezza trasforma tutto». Renzo Piano, in un’intervista a La Stampa, riesce a spiegare così in breve la grandezza del suo amico Gino Strada, con il quale ha progettato un ospedale a Entebbe, in Uganda. «Lo voglio scandalosamente bello», aveva detto il fondatore di Emergency all’architetto.
La morte di Strada scuote tutte le persone in cui vivono i valori per i quali egli ha lottato per decenni, da chirurgo e pacifista.
A leggere le parole di Piano, io mi sono commosso come maestro elementare. Perché visione e bellezza sono due parole fondamentali per l’educazione, per una costruzione giusta del futuro dei bambini. La figura di Strada, allora, ha molto da insegnare a noi maestri. [dalla Home cliccare sotto la foto per proseguire la lettura]

Renzo Piano e Gino Strada all’inaugurazione dei lavori per l’ospedale in Uganda. Foto tratta da Lifegate (tinyurl.com/pmtbaptb) © Emergency

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DIFENDIAMO IL DIRITTO ALLA SALUTE. UN’ESPERIENZA TRA LE BARACCHE NELL’INDIA DEL NORD

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La morte del fondatore di Emergency Gino Strada e le parole di sua figlia Cecilia – «Mio padre mi ha insegnato che proteggere i diritti degli altri significa difendere anche i propri» – mi hanno fatto ripensare a un giorno in cui ho potuto comprendere appieno, per negazione, che cosa sia il diritto alla salute.

Nell’estate del 2019 sono stato un mese nel nord dell’India, nello stato dell’Himachal Pradesh, per un progetto di tirocinio approvatomi dall’università Milano-Bicocca tramite il bando ExtraUe: avrei lavorato nelle scuole primarie dei villaggi sui primi monti himalayani tramite l’associazione locale Ruchi, dove ero già stato l’anno precedente per un campo di volontariato internazionale, sempre nelle scuole. [dalla Home cliccare sotto la foto per proseguire la lettura]

Attività di disegno in una scuola dei villaggi di montagna (foto D.F.)

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